E-commerce

Ha senso realizzare un e-commerce per la propria attività?

Ha senso realizzare un e-commerce per la propria attività? Questa è la domanda a cui risponderò in questo articolo.

Chiariamo immediatamente che cos’è un e-commerce: è una piattaforma web dove è possibile acquistare prodotti e/o servizi, i quali vengono poi consegnati all’acquirente, nel caso di prodotti fisici.

Amazon è l’e-commerce più famoso e diffuso al mondo ed è l’e-commerce per eccellenza a livello concettuale, perché serve solo a vendere dei prodotti, non è un marchio o un brand a sé stante (per ora) ma lavora in funzione di chi sceglie di vendere i suoi prodotti sulla piattaforma.

In questo articolo mi concentrerò piuttosto sulle attività che intendono vendere i loro prodotti e servizi online, a partire dai lavoratori autonomi e dalle piccole aziende.

Perché fare un e-commerce?

Questa è la prima domanda a cui rispondere, fondamentale. Quando una realtà pensa di realizzare un e-commerce solitamente lo fa perché intende ampliare la sua rete e il suo mercato.

L’obiettivo diventa aumentare il volume delle vendite e raggiungere dei consumatori che prima non erano raggiungibili per motivi geografici o i quali non si rivolgevano all’attività per motivi logistici, pur conoscendola.

L’e-commerce diventa anche un biglietto da visita, che consente all’attività di mostrare i suoi punti di forza, la sua brand identity e attirare visualizzazioni, condivisioni, traffico, il che genera vendite aggiuntive.

Quando un e-commerce è sostenibile?

Per i motivi sopra elencati, realizzare un e-commerce è un progetto accattivante. Ma è sostenibile?

Partiamo da costi. La realizzazione di un e-commerce da parte di un’agenzia di web marketing, freelance o altri professionisti, costa migliaia di euro. Dipende dalla dimensione, dalle caratteristiche, dalle funzionalità, però bisogna considerare una spese iniziale di qualche migliaio di euro, fino a cifre molto più importanti.

A tale spesa va aggiunta quella dell’hosting. Un e-commerce per essere performante necessita di un piano semi-dedicato o dedicato a livello di server, il che significa una spesa annua di almeno 200 euro, fino a cifre vicine o sopra il migliaio di euro. A cui si aggiungono le spese per utilizzare strumenti non gratuiti che consentano al sito di performare: plugin, addon, abbonamenti

Inoltre vi sono le spese di mantenimento del sito, anche queste variabili, ma sull’ordine di grandezza delle centinaia o migliaia di euro all’anno, in base ai servizi garantiti da chi effettua la gestione.

Al di là dei manutentori del sito, serve anche una persona addetta alla gestione degli ordini e al caricamento o rimozione dei prodotti e servizi dal sito. Tale attività richiede diverse ore di lavoro settimanali, perché soprattutto nel caso della vendita di prodotti, questi vanno rimossi dal magazzino e spediti (con conseguente realizzazione di un archivio “fisico” e uno “digitale” da integrare). Ciò significa stipendiare una persona apposita, capace anche di lavorare su un sito web senza provocare dei danni o comunque considerare che una persona già assunta o collaboratrice dedica parte, se non gran parte del suo tempo a gestire l’e-commerce. Tale aspetto è forse più importante nella scelta di avviare un e-commerce oppure no, perché se manca questa condizione, che economicamente sposta più delle altre per ovvi motivi legati allo stipendio, il sistema non può reggere. Così come se non si trova una persona con le suddette caratteristiche, ossia capace di lavorare sul web. Sembra scontato, ma non lo è, perché anche un nativo digitale può incontrare delle difficoltà nel gestire un e-commerce.

Per non parlare delle spese pubblicitarie. In un mondo competitivo in ogni ambito come questo, per massimizzare i profitti del proprio e-commerce è spesso necessario intraprendere delle campagne a pagamento sui motori di ricerca o tramite i social media. Anche in questo caso parliamo di spese sull’ordine delle centinaia o migliaia di euro a campagna.

Considerando tutti questi aspetti, occorre capire, con un business plan (anche questo costa, se effettuato da professionisti), se valga o meno la pena aprire un e-commerce. Bisogna calcolare le spese effettive per ogni casistica e condurre anche un’analisi di mercato, perché anche il contesto in cui opera è importante, così come il momento storico

Conclusioni

Un e-commerce può essere la chiave di svolta per il successo di un’attività. Si possono gestire in autonomia i prodotti da vendere, le campagna di fidelizzazione, gli sconti, le consegne, tutto. Onori e oneri, perché l’altro lato della medaglia vede un programma di spese a tre, se non quattro zeri, così come maggiore impegno e stress per gestirlo. Anche lo stress è un fattore da considerare, specialmente all’inizio, quando a fronte dell’investimento iniziale gli introiti saranno bassi.

Il rischio di compiere questo passo è di investire tempo, denaro, risorse, per poi accorgersi che il sistema non è sostenibile. A volte si incorre anche in un danno reputazionale, causato dalla fallimentare gestione dell’attività online.

Il mio consiglio diventa quindi di cominciare a muoversi verso l’e-commerce passando prima dalla realizzazione di un sito web ben fatto. Già questo può portare nuovi clienti, contenendo notevolmente l’impegno e i costi di gestione rispetto al cugino e-commerce. Questo è sempre implementabile in un secondo momento, in funzione del rendimento online del sito. Se il sito funziona, allora può avere senso compiere un’ulteriore passo imprenditoriale.

Altrimenti i rischi, a mio parere, sono più dei benefici attesi. Così come partire da zero con un e-commerce senza avere esperienza di un sito web.

Nella vita si può fare quasi tutto, beninteso, ma perché complicarsela?

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