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The Last Kingdom – il film: trama e recensione

Lo so, questo articolo arriva con colpevole ritardo. Da super appassionato di the Last Kingdom e della saga di libri scritta da Cornwell, Le storie dei re sassoni, ho ovviamente guardato il film appena uscito.

Ci sono rimasto male, ancora prima di vederlo. Questo perché la trasformazione di una serie TV in un film non è mai un buon segno. E infatti è stato così: un ripulisti senza quartiere dei contenuti dei libri. Alcuni sono stati totalmente eliminati, altri considerati solo in parte. L’unico davvero rilevante è l’ultimo uscito, Il destino del guerriero, che rappresenta il culmine della vita di Uhtred e il suo scopo.

La trama

Rispetto all’ultima stagione di The Last Kingdom il contesto temporale è spostato avanti di diversi anni. Questo non si avverte. Uhtred dovrebbe apparire anziano, quantomeno con barba e capelli bianchi. Ad essere sincero, nelle prime scene è così, l’attore è truccato anche con delle rughe. Poi, per tutto il resto del film, è il solito Uhtred sulla trentina. L’uomo che non invecchia.

A parte ciò, morto re Edoardo è ora Athelstan il re del Wessex, pupillo di Uhtred da bambino. Infatti, Uhtred lo ha cresciuto e protetto come un figlio in quanto illegittimo nei confronti della corona perché bastardo. Tuttavia, grazie alle sue doti riesce a impossessarsi del trono. Nel film è ancora un ragazzo, nel libro è già un uomo adulto che ha perso contatto con Uhtred.

Nei libri, una volta conquistata Bebbanburg, Uhtred si disinteressa del Wessex e pensa quasi unicamente alla Northumbria e alla costruzione del futuro dopo di lui. Così facendo, Athelstan inizia a guardarlo con sospetto, fagocitato da consiglieri invidiosi che vorrebbero trovarsi al posto del nostro protagonista e brama la conquista della Northumbria.

La tensione tra i due nei libri si avverte, anche nel film a dire il vero, ma non c’entra niente: Uhtred funge da padre istruttivo nei confronti di Athelstan, nei libri è un antagonista.

Nei libri si avverte proprio il malessere di Uhtred, schiacciato tra tre regni che non vedono l’ora di impossessarsi delle sue terre. A sud c’è Athelstan, re del più potente regno sassone, a ovest ci sono le restanti comunità vichinghe a nord gli Scoti. Queste tre potenze per l’età antica sono anche le protagoniste del film: Athelstan contro il resto del mondo.

Tutto il film ruota attorno alla Battaglia di Brunanburh, realmente accaduta. Non è presente nei nostri libri di storia ma per gli anglosassoni è stato un evento fondamentale, che ha cambiato la storia. Infatti, con la vittoria dei sassoni si è concretizzato il sogno di Alfredo il Grande, primo re trattato nelle storie dei re sassoni, ossia l’unificazione dell’Inghilterra. In alternativa chissà cosa sarebbe successo. Probabilmente avremmo assistito a una situazione di stallo all’italiana o alla tedesca, con tanti piccoli regni secolari caratterizzati da minoranze culturali specifiche.

Uhtred è ancora una volta protagonista, sia nel film che nel libro. Nel film accade tutto molto velocemente: da una parte lo schieramento di Scoti e Vichinghi, dall’altro i Sassoni, si riuniscono preparandosi alla battaglia. Qualche intrigo, qualche scaramuccia, niente di che. E poi la battaglia. Poi: “Evviva, abbiamo vinto!” Baci, abbracci, solita frase ad effetto: “Destiny is all“, musicona finale sparata a bomba e fine.

Per quanto riguarda il libro, succede di tutto. Ne ho parlato in questo articolo: Il destino del guerriero: trama, riassunto e recensione. Rimane il fatto che, come anticipato, Uhtred è circondato da nemici e ogni sua mossa deve essere calcolata al millimetro. Un solo errore potrebbe significare la sua fine, insieme a quella dei suoi cari. Dato che Cornwell scrive in prima persona, avverti la tensione del protagonista, i suoi dubbi, i suoi rimorsi, le sue paure, la sua gioia, il suo dolore. Tutto. Ti sembra di essere lì. Infatti questo è uno dei libri più belli che Cornwell abbia scritto e me lo sono gustato poco alla volta perché vorrei non finesse mai.

Sono deluso? Molto. Non ho approfondito perché i produttori abbiano deciso di farla finita con The Last Kingdom. Qualsiasi sia la motivazione, sono stati dei pazzi. Hanno buttato via un’occasione d’oro: scolpire questa serie tv nella storia. E invece probabilmente a breve verrà dimenticata, a differenza di Vikings. Questo mi dispiace molto, perché l’ho sempre apprezzata di più della rivale e con grandi meriti.

Alexander Dreymon era perfetto per interpretare Uhtred, era fenomenale e lo è stato anche in questo film.
Guardando il film in sé non è male, per carità. È curato, non ci sono punti morti. Però mancano tre libri, più o meno. Se la scelta fosse stata dettata dalla volontà di non allungare il brodo, di fare un ultimo prodotto di qualità rispetto ad altre serie tv con qualità decrescente, potrei anche essere d’accordo. Rimane tanto rammarico, soprattutto per me. Nel caso in cui non si fosse capito, Cornwell è il mio scrittore di romanzi storici preferito e scrittore preferito secondo solo a Tolkien. Insomma, un pezzo da novanta nella mia vita.
Peccato, per stasera è meglio non pensarci più.

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