Se ti fossi perso il precedente capitolo, lo trovi qui: Il Silmarillion: recensione, riassunto e spiegazione – parte 13
QUENTA SILMARILLION
(La storia dei Silmaril)
Capitolo 21: Di Túrin Turambar
Ci siamo lasciati l’ultima volta con un Túrin sconfitto da Glaurung e della sorte. I sopravvissuti della distruzione del Nargothrond chiesero asilo a Re Thingol, nel Doriath. Lì, la madre di Túrin, Morwen, impazzì dopo avere ricevuto tali notizie e lo stesso fece la figlia Nienor, le quali partirono alla ricerca di Túrin. A loro malgrado, si imbatterono in Glaurung. Morwen nella circostanza sparì e non fu più ritrovata, mentre Nienor perse totalmente la memoria. Infatti, Glaurung leggendole la mente comprese chi fosse e optò per rimuoverle ogni ricordo.
Nienor, totalmente persa in un mondo di cui non conosceva nulla, neppure il suo nome, incontrò poi Túrin e ovviamente non lo riconobbe, così come lui non riconobbe lei, in quanto erano passati molti anni da quando i due si erano visti per l’ultima volta. Túrin si innamorò immediatamente di Nienor e così fece lei, ma sentiva nel profondo che ci fosse qualcosa di sbagliato. Infatti, più volte respinse le proposte di matrimonio di Túrin, ora capo di un gruppo di boscaioli. Alla fine però accettò e i due si sposarono, ignari di essere fratelli.
Nienor rimase incinta, proprio quando Glaurung e gli Orchi al suo comando assalirono i boscaioli del Brethil. Túrin decise allora di intervenire e partì alla ricerca del drago. Di notte, lo colse di sorpresa, appollaiato su una ripa. Con grande difficoltà, Túrin raggiunse la parte inferiore del suo ventre senza essere visto e vi conficcò la sua spada. Glaurung si contorse prepotentemente e cadde in fondo alla gola. Túrin cantò vittoria e si apprestò a recuperare la sua spada.
Quando lo fece, un fiotto di sangue del drago gli colpì la mano, bruciandogliela e Glaurung si ridestò per guardare con profondo odio il suo acerrimo nemico. Túrin, dopo essere ferito svenne.
Intanto, Nienor raggiunse l’amato, temendo che fosse morto e lo trovò privo di sensi accanto al drago. Glaurung, prima di spirare, confessò a Nienor ciò gli aveva fatto e lei con orrore comprese il perché dei suoi timori. Così, decise di suicidarsi. Brandir, un uomo follemente innamorato di lei, assistette alla scena e dopo essere tornato al villaggio dei boscaioli comunicò la morte di Túrin e Nienor e la verità sul loro rapporto. Quando Túrin tornò, fu scambiato per uno spirito e accolto con timore. Ebbe un’accesa discussione con Brandir, il quale gli vomitò la verità in faccia. Túrin non volle credevergli e preso dall’ira trucidò Brandir, per poi fuggire.
Nel farlo, incontrò Mablung e la sua schiera di Elfi, che erano alla caccia del drago. Túrin riferì che Glaurung era morto e Mablung confessò la verità in merito a Nienor. Túrin capì di essere stato ancora una volta beffato dal destino e stavolta decise di farla finita. Piantò la sua spada nel terreno e vi si gettò sopra.
Prima di passare al prossimo capitolo, intendo fare notare quanto Tolkien sia ingiustamente spesso associato a uno scrittore capace solo di scrivere storie a lieto fine. In realtà, il Silmarillion è ricco di eventi nefasti e di tragedie. Probabilmente, la maggior parte delle storie nel Silmarillion finisce male e certamente quella di Túrin Turambar è una tra le più tristi e, più in generale, nella storia della letteratura fantasy.
Capitolo 22: Della rovina del Doriath
A proposito di storie senza lieto fine, Morgoth, saputa delle morte di Túrin, di Nienor e della follia di Morwen, decise di liberare Húrin, ossia il padre di Túrin che aveva maledetto ventotto anni prima. Non lo liberò per pietà, ma sperando che Húrin avrebbe manifestato il suo odio nei confronti di Uomini ed Elfi. Le sue speranze si avverarono fin da subito, in quanto Húrin veniva evitato come la peste da ogni essere vivente.
Solo, sperò che almeno Turgon, signore di Gondolin, si ricordasse di lui, ma nessun aiuto venne. Così si sfogò ad alta voce e nel farlo rivelò la posizione di Gondolin. Le spie al servizio di Morgoth appreso la notizia e la riportarono immediatamente al proprio padrone, che ne fu assai contento.
Húrin si imbatté poi nel tumulo di suo figlio, dove Morwen stava inginocchiata. I due finalmente si incontrarono, ma non ci fu affetto. Infatti, entrambi erano stufi di vivere e Morwen spirò la notte stessa. Húrin la seppellì e poi si recò a sud, verso il Nargothrond. Lì, assistette alla rovina provocata dal drago e una volta entrato in quelle che un tempo erano maestose aule, si imbatté in Mîm il nano, che tanto tempo addietro aveva tradito Túrin. Húrin lo sapeva e lo uccise senza pietà.
Húrin ritrovò anche la Nauglamír, ossia la preziosissima e bramata collana realizzata dai Nani, uno dei tesori più importanti della Prima Era. Mosso dall’odio e dalla frustrazione, Húrin la portò a Re Thingol, nel Doriath, ringraziandolo per avere accudito la sua famiglia e incolpandolo velatamente per la morte di Finrod Felagund, in quanto rimasto ucciso durante la missione affidata a Beren da Re Thingol stesso. La regina Melian gli spiegò che le sue parole erano in realtà quelle di Morgoth. Húrin comprese di essere stato stregato e dopo avere chiesto perdono per le sue accuse, se ne andò. Si dice che si sia gettato nel mare occidentale, privo di ogni speranza e di voglia di vivere.
Così la vendetta di Morgoth ebbe compimento, ma non si fermò qui. Infatti, Re Thingol rimase folgorato dalla bellezza della Nauglamír e decise di farla rimodellare insieme al Silmaril, intendendo indossarli sempre. Per completare tale lavoro, chiese aiuto ai Nani di Nogrod. Questi accettarono la commessa di buon cuore, iniziando però a bramare l’opera da loro stessi realizzata. Una volta completata, la reclamarono come cimelio dei Nani. Re Thingol andò su tutte le furie, definendoli esseri deformi e rachitici. Sì, Re Thingol non è stato mai particolarmente simpatico e questa sua schiettezza gli costò la vita. I Nani infatti uccisero uno degli esseri più antichi di Arda e forse è proprio in questo modo che è nato lo storico odio tra Elfi e Nani.
Gli Elfi seppero immediatamente delle iniquità compiute nelle loro terre e diedero la caccia ai Nani. Li uccisero quasi tutti e recuperarono il prezioso gioiello, portandolo a Melian. I superstiti dei Nani raggiunsero Nogrod e cambiarono la versione della storia, giurando che fossero stati ingiustamente uccisi e non pagati dagli Elfi per il loro lavoro.
I Nani di Nogrod andarono su tutte le furie e si allearono con quelli di Belegost, per muovere guerra contro gli Elfi del Doriath.
Intanto, Melian, seppure fosse una Maia, quindi un essere potentissimo, cadde nello sconforto e i suoi incantesimi di protezione scomparvero dalle sue terre. Decise così di abbandonare la Terra di Mezzo per tornare tra i Valar. Il Doriath rimase senza un condottiero e Mablung non ebbe abbastanza per rimettere insieme i pezzi. Infatti, l’esercito dei Nani invase le terre degli Elfi, che furono sterminati. Infine, i Nani furono in grado di entrare in Menegroth e misero la città dalle mille caverne a ferro e fuoco, saccheggiandola. Mablung tentò di difendere il gioiello del re, ma fu ucciso. Così i Nani divennero i nuovi padroni della Nauglamír e del Silmaril.
La voce di quegli eventi raggiunse anche Beren e Lúthien, che dimoravano tra gli Elfi dell’Ossiriand insieme al loro figlio Dior. Immediatamente, Beren partì sul piede di guerra e tese una feroce imboscata ai Nani che tornavano da Menegroth carichi del bottino. I pochi che sopravvissero fuggirono verso i monti, dove gli Ent (sì, proprio loro) li sterminarono in modo simile a quanto accaduto agli Uruk-hai durante la battaglia del Fosso di Helm.
Beren uccise il signore di Nogrod, il quale maledisse tutti i tesori. Così, la Nauglamír e il Silmaril furono recuperati dagli Elfi e Beren li regalò a Lúthien, che li indossò con assoluta maestosità. Beren gettò invece tutti i tesori dei Nani in un fiume e lasciò che Dior assumesse il comando nel Doriath, in quanto erede di Thingol.
Dopo diverso tempo, Dior ricevette il gioiello di Re Thingol, in quanto Beren e Lúthien erano morti di vecchiaia. Così, questo passò a lui, che lo indossò apparendo maestoso. Infatti, apparteneva a tre stirpi: gli Edain (Uomini), gli Eldar (Elfi) e i Maiar.
Ovviamente, i figli di Fëanor seppero del nuovo padrone del Silmaril e decisero che fosse tempo di agire. Chiesero a Dior di restituire il Silmaril, il quale ovviamente rifiutò. Così, Celegorm propose di muovere guerra al Doriath. Ci fu una sanguinosa battaglia, nella quale rimasero uccisi Dior e sua moglie, ma anche Celegorm e Curufin. I figli di Dior furono abbandonati a morire di fame nella foresta, mentre Elwing, la figlia femmina, riuscì a fuggire insieme a pochi superstiti, portando con sé il Silmaril e rifugiandosi alle bocche del Sirion.
Così si conclude questo articolo, uno dei più densi di avvenimenti che abbia scritto in questa serie dedicata all’eterno Tolkien e al mio libro preferito. Se pensate che le tribolazioni per gli Elfi e gli Uomini siano finite, vi sbagliate di grosso, perché siamo solo all’inizio…
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Puoi leggere il capitolo successivo qui: Il Silmarillion: recensione, riassunto e spiegazione – parte 15 – la caduta di Gondolin
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Se l’edizione illustrata è anche solo vagamente simile a quella de Il Signore degli Anelli allora vale davvero i soldi che costa.
Terribile questa parte; mi ricordo ancora il momento in cui ho letto la storia di Tùrin e Nienor, e l’impressione che mi fece proprio perché non mi aspettavo che finisse così tragicamente. Ma ricordo male io o c’entra una cascata? Forse è un falso ricordo (l’ho letto diversi anni fa), ma ho questa immagine di lei che si getta da una cascata.
Solamente chi ha letto solo Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli può considerare Tolkien uno da lieto fine (per quanto possa essere lieto il finale di LOTR: per me è uno dei più malinconici di sempre): la quantità di disgrazie e tragedie che ti vengono buttate in faccia nel corso de Il Silmarillion è qualcosa di disumano!
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Ti ricordi bene Daniele!
Per quanto riguarda l’edizione illustrata, è stupenda davvero, ma questa versione mi è stata regalata più di 10 anni fa e purtroppo non ha le illustrazioni di Alan Lee.
Te la consiglio davvero tanto, se ti manca il Silmarillion
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In effetti mi manca, quando l’ho letto l’avevo scaricato in ebook. Potrei sussurrare la parolina giusta nell’orecchio giusto visto che tra un po’ entriamo in zona Natale!
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Mi sembra un’ottima idea 😁
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La bellezza del Silmarillion risiede proprio nella sua tragicità: hai fatto bene a ricordarlo a tutti
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Grazie Domenico, come sempre
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Se morgoth e sauron nn fossero stati così incalzanti, le razze in Tolkien si sarebbero massacrato tra di loro.
Le tragedie nn sono finite.
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Concordo!
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Come nell’universo del warhammer che il caos nn è così presente e le razze si danno battaglia
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