I Racconti Incompiuti di Tolkien

I Racconti Incompiuti di Tolkien: trama, riassunto e recensione

I Racconti Incompiuti sono un’altra opera redatta da Christopher Tolkien, unendo i vari appunti e i racconti mai terminati del più noto padre.

J.R.R. Tolkien in vita ha scritto tantissimo, comprese varie versioni di uno stesso racconto. In particolare, all’interno dei Racconti Incompiuti si trovano:

  1. La storia di Tuor, dall’iniziale incontro con il vala Ulmo, alla scoperta di Gondolin. Dei vari racconti a riguardo, questo per me è stato il più noioso, probabilmente perché conosco bene la storia e non aggiunge niente di particolarmente nuovo.
  2. La storia di Túrin Turambar, che invece aggiunge molto a quella presente nel Silmarillion e ci permette di conoscere questo straordinario personaggio più da vicino, arrivando a capire meglio le sue intenzioni e il perché delle sue azioni, a volte spregiudicate.
  3. La descrizione dell’isola di Numenor. Per chi è appassionato a riguardo, è una pezzo bellissimo da leggere, perché Tolkien scende estremamente in tutti i dettagli possibili e immaginabili. È lunga diverse pagine ed è incentrata principalmente sulla geografia e su chi ha fatto cosa: Tizio nell’anno tal dei tali ha costruito questo, Caio quest’altro… Come detto, è interessante per chi vuole conoscere ogni dettaglio di Numenor. Per me è stata una lettura pesante, perché non narrata, ma descritta per filo e per segno, con tanta storia e tantissimi nomi impossibili da ricordare e mai sentiti nemmeno all’interno di altre opere.
  4. Segue la storia di Anardil, figlio di uno dei re di Numenor diviso tra l’amore per la moglie e quello per il mare. La storia non finisce bene…
  5. Continua la narrazione su Numenor con la descrizione di tutti i re e delle regine. Per quanto noiosa, questa parta è importante per capire come si è evoluta e poi involuta la civiltà numenoreana, nel Silmarillion ci sono meno dettagli sui singoli regnanti.
  6. La storia di Galadriel e Celeborn, che, per chi non lo sapesse, furono anche i primi regnanti nell’Eregion all’inizio della Seconda Era. Decisero poi di trasferirsi nel Lorien, lasciando il comando del più importante regno elfico in quel momento a Celebrimbor. Una mossa che si rileverà oltremodo disastrosa e permetterà a Sauron di creare problemi ai Popoli Liberi per migliaia di anni a venire.
  7. La storia della battaglia dei Campi Iridati, cioè quando Isildur e i suoi figli furono circondati e assaltati da un nutrito gruppo di Orchi, cioè quando l’Anello fu perso. Consiglio di leggere questa parte in quanto il film non le rende giustizia. O meglio, capisco perché sia stato riassunto questo evento, ma si è trattato di una vera e propria battaglia, con tattiche e strategie complesse. In particolare, i figli di Isildur decisero di sacrificarsi per consentire al padre di scappare con l’Anello. Questo fa capire come Isildur fosse corrotto dallo stesso: un padre non abbandona i suoi figli alla morte per salvarsi la pelle. Tuttavia questo sacrificio è stato inutile, perché gli Orchi erano troppi anche per un grande guerriero come lui.
  8. La storia dei Drúedain, una razza di uomini primitivi che ha popolato sia le foreste del Beleriand, sia la Terra di Mezzo nelle successive ere. Sono dalla parte dei “buoni”, odiano gli Orchi e aiutano Theoden guidando il suo esercito attraverso le montagne per colpirli alle spalle nella battaglia dei Campi del Pelennor.
  9. La storia degli Istari, i Maia inviati nella Terra di Mezzo per contrastare il crescente potere di Sauron. Grazie ai film ne conosciamo tre: Gandalf, Saruman e Radagast. Tuttavia vi sono anche Alatar e Pallando, gli stregoni blu, i quali decisero di avventurarsi verso l’est per evitare la corruzione degli Easterling. Non vi sono più notizie di loro, ma presumibilmente la loro missione è fallita, visto che gli Easterling si sono schierati a favore di Sauron nella Guerra dell’Anello e per poco non hanno annientato il Dale ed Erebor. O gli stregoni blu sono morti o sono stati corrotti a loro volta o imprigionati o hanno deciso, per mille motivi, di rimanere al di fuori delle dinamiche politiche e non solo della Terra di Mezzo.
  10. La storia dei Palantíri, le pietre veggenti che abbiamo conosciuto grazie ai film, provenienti da Numenor, dove erano assai diffuse. Poche sono state salvate dalla sua distruzione e poi usate dai numenoreani in esilio. Una di queste è rimasta a Minas Thirith e una ad Ortanch, motivo per il quale Saruman era così interessato al dominio su quella torre, che ha poi ottenuto fingendosi amico dei Popoli Liberi.

Conclusioni

I Racconti Incompiuti hanno svariati contenuti, soprattutto rispetto ai Racconti Perduti. Tra i due volumi preferisco il primo, proprio per la sua varietà e per la presenza di storie mai così approfondite in altri testi. L’unica parte per me poco interessante è quella su Numenor, troppo prolissa. Probabilmente ho il rifiuto della storia di Numenor perché la paragono mentalmente all’autodistruzione della razza umana, ad Atlantide e a ciò che potrebbe accaderci in futuro, presi dalla superbia e dal non rispetto della natura e delle forze che la governano.

In questo Tolkien ci vedeva lunghissimo e ha saputo trasmetterlo con grande maestria.

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Consiglio di leggere i Racconti Incompiuti dopo il Silmarillion e prima dei Racconti Perduti.

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Al prossimo articolo!

20 commenti

  1. Ciao! Felice che tu stia proseguendo nella lettura della History. Non sono d’accordo, però, con il giudizio che hai espresso su Isildur. Nell’incipit del racconto, infatti, Tolkien spiega che Isildur aveva urgenza di tornare al Nord non solo per rivedere sua moglie e l’ultimo figlio dai quali era stato a lungo seperato, ma anche perché aveva bisogno di confrontarsi con Elrond su una questione molto importante, probabilmente l’Unico Anello. Questa supposizione si basa su una frase che lo stesso Isildur rivolge a uno dei suoi figli durante il primo attacco degli orchi, in risposta alla domanda se il potere dell’Unico avrebbe potuto dominare quelle creature. Isildur risponde che non è nel suo potere adoperare ancora l’Anello, perché ne sarebbe stato distrutto. Questa confessione – amara dal suo punto di vista – fa capire che, sia pure tardivamente, si era pentito di aver conservato l’Anello. Quanto all’aver abbandonato i figli, sono proprio loro – o meglio l’unico rimasto ancora in vita – a pregarlo perché si allontani dal campo di battaglia e non è difficile indovinare il perché: se l’Anello fosse caduto in mano agli orchi, tutti gli sforzi intentati dall’Ultima Alleanza per distruggere il regno di Sauron sarebbero stati vanificati. Concludo ricordando un altro bellissimo capitolo dei Racconti Incompiuti, quello della Caccia all’Anello da parte dei Nazgul. A presto!

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    1. Ciao Domenico, ti ringrazio come sempre per le tue analisi molto puntuali. Da un punto di vista oggettivo hai sicuramente ragione, io invece soggettivamente non sopporto Isildur. Probabilmente la sua natura umana corruttibile mi colpisce nel profondo, facendomi vedere tutte le sue azioni in chiave negativa. Magari le sue intenzioni erano buone, magari amava follemente i suoi figli. Però il risultato finale è stato catastrofico e le opportunità per disfarsi dell’Anello prima ci sono state

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      1. Certo, ognuno di noi ha le sue simpatie/antipatie nei confronti dei personaggi del legendarium tolkieniano. A proposito del ruolo che avrebbe potuto giocare Isildur distruggendo l’Anello alla fine della guerra, non c’è dubbio che si trattò di un grave errore, soprattutto sul lungo periodo. Tuttavia, è doveroso riflettere su questo: nessuno, neppure Elrond, conosceva quali conseguenze nefaste sarebbero toccate a chi si fosse impadronito dell’Unico, perché fino a quel momento era rimasto nelle mani di Sauron e probabilmente neppure lo stesso Celebrimbor, che era scomparso da lungo tempo, avrebbe potuto conoscere gli “effetti collaterali” riservati a chi avesse voluto adoperare l’Unico. Tanto per dirne una, il potere dell’invisibilità, che per un lettore è forse il più noto, era del tutto ignoto perché su Sauron non aveva quell’effetto. Quindi l’azione di Isildur fu certamente dannosa, ma lo fu soprattutto “con il senno di poi”. Tieni conto, infine, che fu proprio grazie a Isildur se un seme dell’albero bianco di Numenor sopravvisse, dando origine all’albero omonimo di Gondor. Insomma, un personaggio complesso, difficilmente etichettabile, proprio come Tolkien amava creare…

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        1. Ciao Domenico, la tua è un’interessante riflessione. Non avevo valutato ad esempio la questione dell’invisibilità su Sauron. È sotto i tuoi occhi, ma se non ci pensi non lo realizzi. Senza dubbio Tolkien era un maestro nella creazione dei personaggi, lo amo anche per questo

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