Pochi sanno che Tolkien non ha scritto solamente il Signore degli Anelli e i libri ad esso correlati. Tolkien era prima di tutto un filologo, amante della storia inglese.
Tra le sue opere, Il cacciatore di draghi è catalogabile tra i racconti, ma non per questo è meno degno di un romanzo.
La storia descrive una serie di incontri tra il povero fattore Giles e un drago di nome Chrysophylax, sotto scendo nei dettagli.
La trama
Giles è un anonimo fattore britannico, che vive in un altrettanto anonimo villaggio, di nome Ham. I luoghi di ambientazione della storia mischiano fantasia e realtà, per cui in realtà un fondo di verità c’è.
Un giorno, un gigante si reca al villaggio, senza aspettarsi di incontrare Giles e il suo fedele cane, i quali riescono a scacciarlo. Grazie alla sua impresa, Giles diviene famoso e riceve in dono dal re una spada ammazza draghi.
Proprio il drago Chrysophylax incontra il gigante e gli chiede consiglio su quali terre depredare. Il gigante gli indica proprio la terra di Giles, in quanto per lui l’incontro con il fattore non è stato problematico e riporta al drago che non ci sono cavalieri.
Chrysophylax, galvanizzato, parte con buone speranze, ma Giles e la sua spada lo terrorizzano e alla fine si arrende. Nel farlo, promette di portare al villaggio doni inauditi e lo giura su tantissime cose, mentendo. Il re, venuto a conoscenza delle promesse del drago, si reca ad Ham in attesa del suo arrivo, che non avviene. Adirato, si ritira presso il suo castello e ordina una caccia al drago, a cui anche Giles è obbligato a partecipare. La caccia si conclude con una carneficina: i cavalieri del re vengono trucidati, mentre Giles cattura nuovamente il drago.
Non potendosi fidare di lui, lo obbliga a trasportare parte del tesoro al suo villaggio e ignora così le richieste del re, il quale è un tiranno assuefatto dalla cupidigia. Non si limita solamente a ignorare il re, ma addomestica il drago. Quando il re attacca Ham con i suoi cavalieri, deve capitolare di fronte al potere del mitologico animale.
Giles diventa così ricchissimo e fonda un suo regno e da questo evento Tolkien si ricollega a luoghi ed ordini cavallereschi realmente esistiti.
Una storia appassionante
Il racconto mi è piaciuto davvero tanto. Chrysophylax è esilarante e non ha niente a che vedere con Smaug dello Hobbit. Giles invece, per quanto ignorante, si dimostra furbo e in grado di fare non solo i suoi interessi, ma anche quelli del suo popolo, essendo più cavalleresco dei cavalieri del re.
Proprio il re incarna lo stereotipo del sovrano avido e disinteressato ai suoi sudditi, se non per comodo. Con questi ingredienti, una storia divertente e in grado di offrire diversi spunti morali è assicurata.
Rispetto ad altre opere, ho trovato lo stile di Tolkien molto leggero e scorrevole, moderno e incalzante. Questo dimostra ancora una volta la capacità dello scrittore di essere polivalente.
Le recensioni negative
Necessito di commentare alcune recensioni che ho trovato sul web, che non rendono assolutamente giustizia al libro, dal mio punto di vista, dimostrando di non averlo proprio compreso e di non avere neppure compreso Tolkien.
Sinceramente mi aspettavo un libro con una storia più seria e questo sembra una fiaba cinese, lo consiglio agli estimatori di Tolkien ma non a chi cerca un libro fantasy.
L’associazione Tolkien-fantasy è utile a semplificare i concetti al nostro cervello, ma è profondamente sbagliata. Tolkien non sapeva cosa fosse il fantasy, anche perché da molti è considerato il suo inventore, inoltre come scritto all’inizio dell’articolo era un filologo e uno storico. Ci sono più storia e mitologia che fantasy in questo libro.
PS: povere fiabe cinesi…
Trama scontata e ripetitiva, ho letto libri dell’autore che non hanno niente a che vedere con questo libro.
La trama è molto lineare e rapida. Se il commentatore avesse davvero letto altri libri di Tolkien saprebbe che il legendarium è super ripetitivo perché offre tantissime versioni di una stessa storia ed è questo il suo bello.
Una bella fiaba ma decisamente non all’altezza di lo hobbit o della trilogia del signore degli anelli, ma Tolkien resta cmq una piacevole lettura.
Ancora una volta, non ha niente a che vedere con lo Hobbit o Il Signore degli Anelli. Niente in assoluto.
Storia simpatica, forse più adatta ai bambini ma simpatica.
Anche in questo caso, non sono d’accordo. Un bambino può apprezzare il racconto, certamente, ma non deve essere per forza il destinatario finale. È un racconto leggero e ben fatto, da adulto l’ho apprezzato tantissimo e ho degli strumenti di lettura che un bambino non ha e non comprenderebbe leggendolo. Per me è fondamentale la distinzione tra libri per bambini e libri per adulti da leggere ai bambini. Il cacciatore di draghi appartiene a questa seconda categoria.
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Le recensioni negative arrivano probabilmente da persone che hanno letto Il Signore degli Anelli e si aspettano che tutta la produzione del suo autore sia uguale a questo, ignorando, oltre al fatto che Tolkien fosse principalmente un linguista e un filologo, quanto eclettico sapesse essere nella sua scrittura; mi immagino le loro opinioni se leggessero Mr. Bliss o Le lettere di Babbo Natale!
Il Cacciatore di Draghi mi è piaciuto davvero molto, ha il sapore delle antiche leggende, tipo Robin Hood, e dei miti fondativi di una civiltà o una popolazione. Si legge in un attimo ed è divertentissimo; non so cosa si voglia di più!
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Ciao Daniele, concordo con te su tutto. Leggendo le recensioni sono rimasto allucinato, quella delle fiabe cinesi è il 🔝
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Ottime osservazioni, soprattutto quelle che riguardano le recensioni negative! E poi a me il re ha sempre ricordato il Governatore di Esgaroth dello Hobbit…stessa avidità e codardia…
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Ciao Domenico, grazie!
Non avevo pensato a questo parallelismo, ma è azzeccatissimo
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