Se ti sei perso la recensione del primo libro della saga del Santo Graal la trovi qui.
Qui invece troverai la recensione del secondo.
Passiamo ora al terzo libro, che purtroppo non ha rispecchiato le mie aspettative. Ho notato anche nella saga sui re sassoni, che Cornwell tende a calare dal punto di vista della trama e dello stile, mano a mano che si giunge alla fine della storia. Solitamente avviene il contrario, il che mi ha portato a non apprezzare del tutto questo libro. Come cita il titolo, la saga dovrebbe illustrare la ricerca del Santo Graal, ma questa è più che marginale. Nella Spada e il Calice, la trama relativa al Graal è frettolosa, così come l’epilogo di alcuni dei personaggi più importanti.
Le mie delusioni
I personaggi sono infatti il punto debole del libro, perché perdono di colore e di personalità. La trasformazione del protagonista non è mi piaciuta per niente, mi è sembrata forzata. Senza alcuni cambiamenti del suo carattere, infatti, non avrebbe compiuto certe azioni e non sarebbe venuto a contatto con certi personaggi che hanno avuto un impatto devastante sulla trama stessa, cambiandola completamente e indirizzandola verso un epilogo intuibile. Ho trovato un Cornwell assai concentrato sui nuovi personaggi, piuttosto che su quelli vecchi e diversi capitoli non li ho trovati utili ai fini della trama. Quando da scrittore vai verso la fine di un’opera, solitamente cerchi di chiudere il cerchio. Cornwell l’ha ampliato e di conseguenza gli sono sfuggiti di mano i personaggi principali. Cornwell rimane in assoluto il mio scrittore storico preferito, un mago nelle descrizioni dei combattimenti, delle situazioni e degli aspetti psicologici dei personaggi. Ma stavolta mi ha un po’ deluso, lo ammetto. La mia delusione è accentuata dal fatto che la saga è un tomo di più di 1000 pagine, non una lettura leggera insomma.

Il finale
La parte che mi è piaciuta di più del libro è il finale, composto da una battaglia memorabile e dal discorso morale che Cornwell fa attraverso il suo protagonista, Thomas. Non intendo fare spoilers, sappiate solamente che questa battaglia è la più bella che io abbia mai letto. Perché?
Non ci troviamo di fronte a un incredibile scontro fra due eserciti, ma in una battaglia con meno di cento uomini, per il controllo di un piccolo castello. Ovviamente in questa battaglia sono coinvolti tutti i personaggi più importanti della trilogia ancora rimasti in vita, il che arricchisce ancor di più un già straordinario spettacolo. E il fatto che il contesto sia ristretto, ha permesso a Cornwell di descrivere perfettamente ogni particolare della situazione.
Se vuoi imparare qualcosa sul Medioevo senza annoiarti, leggi Cornwell. L’autore è infatti un libro di storia aperto, attraverso il suo storytelling impari un mucchio di cose. E dalla descrizione delle battaglie non puoi che rimanere estasiato.
Conclusioni
Concludendo, consiglierei questa saga? Come spesso dico: dipende.
Personalmente la rileggerei, perché la trama mi è piaciuta, così come i personaggi e le descrizioni. Ma amando Cornwell avevo delle aspettative molto più alte.
Ci tengo a precisare che nonostante il mio disappunto per il capitolo conclusivo, credo che anche questa saga batta qualsiasi altra saga storica che ho letto, non di Cornwell. Egli è davvero unico, un mago della scrittura. Se non avete ancora letto niente di suo vi invito caldamente a farlo, perché ne vale davvero la pena.
E soprattutto, se la Storia non vi piace perché vi annoia, vi garantisco che Cornwell supera anche questo limite, facendovi divertire.
Rispetto però alla storie dei re sassoni, come ho già anticipato, ho trovato questa saga un po’ pesante. Personalmente o avrei aggiunto un altro libro per amalgamare meglio la trama oppure avrei tolto dei pezzi, specialmente dell’ultimo.
Sicuramente quest’ultimo libro è quello storicamente meno veritiero dei tre della saga, perché non c’è un evento storico corrispondente al vero e gli stessi personaggi sono quasi tutti inventati. Azzarderei quindi di concludere che Cornwell è un maestro nell’interpretare gli eventi storici inserendo degli aspetti da lui inventati. Quando invece si tratta di inventare tutto da zero, si perde un po’.
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Se sei un appassionato di Cornwell, non posso che consigliarti questi articoli:
- Le storie dei re sassoni, recensione, parte 1
- Le storie dei re sassoni, recensione, parte 2
- Le storie dei re sassoni, recensione, parte 3
- I guerrieri della tempesta di Bernard Cornwell, recensione
- La freccia nera di Stevenson – riassunto e recensione: appartiene al passato
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Al prossimo articolo!
Mi piace l’idea di una battaglia combattuta da pochi uomini per far risaltare le singolità di ciascuno di loro…davvero un bell’espediente letterario!
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Sicuramente è la chicca del libro. Già nelle storie dei re sassoni ci sono situazioni simili, ma mai così decisive e descritte nel minimo dettaglio. Se mai decidessi di cimentarti nell’epic fantasy, Cornwell è un’ottima fonte di ispirazione
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Ne terrò conto, grazie!
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