Silmarillion Tolkien book

Il Silmarillion: recensione, riassunto e spiegazione – parte 13 – Turin Turambar

Se ti fossi perso il precedente capitolo, lo trovi qui: Il Silmarillion: recensione, riassunto e spiegazione – parte 12 – la Nirnaeth Aernoediad

QUENTA SILMARILLION
(La storia dei Silmaril)

Capitolo 21: Di Túrin Turambar

Preparatevi a conoscere uno dei personaggi più sfortunati del mondo di Tolkien: Túrin Turambar. Nello scorso episodio ho parlato della tragedia della Nirnaeth Arnoediad e di come gli Uomini dalla parte degli Elfi fossero usciti decimati dallo scontro. In particolare, i fratelli e capi degli Uomini, Huor e Húrin, fecero entrambi una bruttissima fine.

Morwen, moglie di Húrin, governò così i sopravvissuti della sua stirpe e crebbe suo figlio Túrin nel timore che le venisse sottratto dai malvagi Esterling, nonché gli Uomini che avevano tradito gli Elfi. Così, mandò il figlio nel Doriath, affinché fosse protetto da Re Thingol.
Túrin crebbe alla corte del re e divenne un grande guerriero. Saeros, un elfo, divenne geloso di lui in quanto era onorato nonostante fosse un mortale. Per farla breve, Saeros cercò di disfarsi di Túrin, ma ottenne l’effetto opposto: mentre fuggiva da lui dopo essere stato battuto, cadde in un torrente e si schiantò contro una roccia, morendo.
Diversi Elfi assistettero alla scena ed esortarono il ragazzo a sottoporsi al giudizio del re, ma lui fuggì, ritenendosi ormai un fuorilegge.

Túrin si unì a una banda di Uomini disperati, che assalivano chiunque transitasse nelle loro terre. Fu un errore, perché Re Thingol perdonò immediatamente Túrin e mandò così Beleg, un suo amico, a cercarlo.
Nel frattempo, Túrin divenne il capo dei fuorilegge. Questi catturarono Beleg quando lo videro e lo maltrattarono. Túrin ne fu affranto ovviamente lo liberò. Beleg cercò di persuaderlo a tornare nel Doriath, ma non ci fu niente da fare, perché Túrin era testardo e si vergognava.
Beleg tornò così da Thingol e gli riferì le parole di Túrin. Re Thingol ne fu affranto e in cambio del servizio di Beleg lo ricoprì di doni.

Intanto, Túrin e la sua banda di banditi catturarono un nano chiamato Mîm, che si offrì di condurli alla sua dimora nascosta. Túrin e i suoi accettarono, seguendo così il nano. Tale fu la nuova dimora di Túrin, che dopo qualche tempo ebbe la fortuna di incontrare nuovamente Beleg. Questi gli regalò l’elmo di drago, nonché l’elmo di Hador, capostipite della Terza Casata degli Uomini, sperando di convincerlo ad andarsene con lui. Ma anche questa volta, Túrin rifiutò. Tuttavia, grazie all’elmo fu in grado di ridestare la speranza nel cuore di chi la aveva perduta e formò una resistenza contro il crescente potere di Morgoth in quelle terre.

Accadde poi che Mîm fu catturato dagli Orchi e in cambio della libertà si offrì di rivelare il nascondiglio di Túrin. Così, gli Orchi fecero una strage: i fuorilegge furono tutti uccisi, Túrin fu catturato e Beleg gravemente ferito. Mîm cercò di uccidere Beleg in quanto odiava gli Elfi, ma Beleg lo sconfisse e lo mise in fuga.

Non trovando il corpo di Túrin, Beleg comprese che fosse stato condotto ad Angband e partì alla sua ricerca. In quel frangente incontrò Gwindor, un elfo che era stato prigioniero di Morgoth in seguito alla Nirnaeth Arnoediad. Gwindor si unì alla caccia e i due finalmente trovarono l’accampamento degli Orchi dove Túrin era tenuto prigioniero. Beleg, nel liberarlo, lo ferì a un piede e Túrin, prima inconscio, si ridestò pensando che gli Orchi fossero tornati a tormentarlo.
Fulmineamente disarmò Beleg e lo trafisse, rendendosi conto subito dopo di ciò che aveva fatto. Rimase impietrito, incapace di muoversi, tant’è che gli Orchi non lo trovarono da nessuna parte, in quel giorno tempestoso.

Così Túrin fu libero, ma totalmente fuori di senno. Alla fine Gwindor riuscì a ridestarlo quantomeno per seppellire Beleg. I due divennero buoni amici e giunsero nel Nargothrond, terra di Gwindor.
Re Orodreth accolse i fuggiaschi e con il tempo Túrin riuscì a mostrare il suo valore anche in questo reame degli Elfi. Tuttavia, non rivelò la sua vera identità.
Ora, prima di venire catturato, Gwindor era il compagno di Finduilas, la figlia di Re Orodreth. Questa però si innamorò di Túrin, che seppure fosse un uomo aveva il portamento di un Noldor. Túrin non ricambiava affatto il suo amore e Finduilas divenne assai triste.

Venendola in quello stato, Gwindor le rivelò chi Túrin fosse davvero e le spiegò di come il suo fato fosse maledetto, in quanto Morgoth teneva prigioniero suo padre, Húrin, ad Angband.
La verità venne a galla e quindi alle orecchie di Re Orodreth, che ricoprì ulteriormente Túrin di onori. Di fatto, Túrin divenne il comandante delle truppe del Nargothrond e attraverso i suoi consigli militari, questo reame degli Elfi crebbe enormemente in potenza e fu in grado di riconquistare diversi territori, mettendo Morgoth in ginocchio.

Morwen, madre di Túrin, ne approfittò per fuggire dalle terre insicure in cui dimorava, insieme a sua figlia e si recò nel Doriath, dove pensava si trovasse ancora suo figlio. Ma ovviamente lui era nel Nargothrond. Morwen e sua figlia rimasero nel Doriath e furono trattate molto bene.

Tornando a Morgoth, difficilmente il Vala accettava le sconfitte, così sguinzagliò il suo esercito al completo per riconquistare le terre perdute e compiere nuove razzie. Il drago Glaurung lo guidava ed era infermabile. Gli uomini del Brethil furono sconfitti e così l’esercito di Morgoth penetrò indisturbato nel Nargothrond. L’esercito degli Elfi affrontò il nemico in campo aperto, ma fu un grave errore, in quanto più numeroso e soprattutto capitanato da un drago.
Re Orodreth fu presto ucciso, Gwindor ferito a morte, mentre Túrin scampava dalle fiamme dell’inferno in terra grazie al suo elmo nanico. Riuscì a salvare l’amico e a portarlo via dalla battaglia. Prima di morire, Gwindor lo supplicò di salvare Finduilas, profetizzandogli che se non lo avesse fatto il destino gli sarebbe piombato addosso.

Túrin si affrettò a raggiungere la fortezza, ma quando vi arrivò scoprì che Glaurung aveva già sfondato le porte e gli Orchi avevano saccheggiato la città. Preso dall’ira, Túrin, da solo, fece una strage di Orchi, alla ricerca di Finduilas. Ed ecco che Glaurung lo trovò, bloccandolo davanti alle porte di Nargothrond. Con il suo sguardo, riuscì a pietrificare Túrin e cominciò a dileggiarlo. Poi lo liberò dall’incantesimo, mentre Túrin si accorse che Finduilas era viva e prigioniera degli Orchi.

Senza perdere tempo, Túrin attaccò il drago, ma questo era troppo scaltro e veloce per lui. Inoltre, Glaurung gli disse che aveva due possibilità: salvare Finduilas oppure sua madre e sua sorella, in quanto la loro terra era stata saccheggiata. Túrin non sapeva che in realtà Morwen e sua sorella si trovavano al sicuro nel Doriath, così credette alle parole del drago e di fronte a quella scelta optò per salvare la sua famiglia. Glaurung lo lasciò andare, ridendo.

Giunto nella sua terra natia, Túrin non trovò traccia di sua madre e sua sorella, così comprese di essere stato ingannato e di avere fallito. Nel frattempo, venne a sapere da un gruppo di boscaioli che Finduilas era stata brutalmente uccisa dagli Orchi: inchiodata a un albero con una lancia.
Túrin cadde in depressione e fece fatica a riprendersi. Decise di assumere un nuovo nome: Turambar, che in Alto Elfico significa Padrone della Sorte…

Così si conclude questo articolo, qui trovi il prossimo: Il Silmarillion: recensione, riassunto e spiegazione – parte 14 – la morte di Túrin e la caduta del Doriath

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