editoria a pagamento

Conviene pubblicare un libro con un editore a pagamento?

L’obiettivo di questo articolo è quello di mettere in guardia tutti gli aspiranti scrittori rispetto all’editoria a pagamento. In cosa consiste? Un editore a pagamento pubblica il tuo libro se e solo se sei disposto a versare un contributo economico, che si aggira solitamente fra i 500 e i 1000 euro, ma può raggiungere anche cifre superiori. Mi è capitato di ricevere richieste intorno ai 2000 euro, per intenderci.
Questo contributo è richiesto normalmente in due modi: direttamente o indirettamente.
Direttamente attraverso l’email di risposta all’invio del tuo libro.
Sotto troverete un tipico messaggio inviato da un editore a pagamento:

“(…) La sua opera è un capolavoro, non vediamo l’ora di pubblicarla! (…)
Purtroppo la pubblicazione di un libro comporta delle spese, siamo quindi costretti a chiederle un contributo di 800 euro.”
A questa frase potrebbe aggiungersi: “Grazie al suo contributo riceverà in omaggio 20 copie del suo libro.”

Oppure il contributo vi verrà chiesto indirettamente in questo modo: “Per pubblicare il suo libro è necessario l’acquisto di 100 copie a prezzo ridotto. Il prezzo di copertina è di 15 euro, che sconteremo a 10.”

Non cadete in queste trappole! Specialmente negli ultimi tempi gli editori a pagamento tendono ad ingannare gli aspiranti scrittori attraverso l’acquisto obbligatorio di copie per pubblicare il libro. Magari si professano contro l’editoria a pagamento, però ti chiedono comunque l’acquisto obbligatorio delle copie.
Non fatelo, perché sarà molto difficile rivenderle e sicuramente ci perderete dei soldi.
Ricordatevi che siete degli scrittori, avete speso ore del vostro tempo, avete faticato per realizzare la vostra opera, meritate di essere ricompensati se pubblicate un libro.
Già le royalties che riceverete dalle case editrici saranno basse, sicuramente inferiori al 50%, figuriamoci se dovete pure pagare per pubblicare un libro.
Le case editrici non a pagamento si fanno carico di tutte le spese di produzione del vostro libro, curano ogni dettaglio, compreso l’aspetto pubblicitario. Il motivo per cui le royalties sono basse è questo. Pertanto il guadagno che otterrete dalla vendita del vostro libro non sarà alto, ma almeno non avrete speso un euro per pubblicarlo.

A proposito di royalties, le case editrici a pagamento tendono ad ingannarvi alzandole a dismisura. Vi promettono anche il 60% dalla vendita delle copie future (ma non ricaverete niente in termini di royalties da quelle che acquistate per pubblicare).
Non cascateci, perché non riotterrete mai i soldi che avete speso, a meno che non diventiate i vincitori del prossimo Premio Strega.
Mi duole informare i lettori che i problemi dell’editoria a pagamento purtroppo non si fermano agli aspetti economici. Un editore a pagamento solitamente risponde dopo poco tempo dall’invio del tuo libro. Ti riempie di complimenti, assicurandoti che avrai successo. Probabilmente non ha nemmeno letto il tuo libro, a lui non interessa.
Ne consegue che l’editing sarà scarso, così come la cura nei confronti della tua opera. Sempre in un’ottica di guadagno, la realizzazione del libro sarà la più economica possibile. Pertanto la carta, la copertina, saranno di scarsa qualità, perché l’obiettivo dell’editore a pagamento è guadagnare il più possibile, altrimenti non sarebbe un editore a pagamento.

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Quindi rimarrete fregati due volte: spendendo dei soldi vi aspettate di ricevere un trattamento di favore, che il vostro libro sia ben curato. In realtà è tutto il contrario. Per non parlare della vendita del libro.
L’editore a pagamento guadagna molto di più ricevendo i soldi da te, piuttosto che da un compratore del libro.
Di conseguenza, se vendi 10, 100 o 1000 copie a lui interessa, ovviamente, ma non ti aiuterà a farlo. Questo perché la pubblicità costa, in termini economici e di impegno.
L’editore a pagamento si intasca direttamente una buona cifra e non gli serve a niente spendere dei soldi in pubblicità. Mentre un editore non a pagamento ha tutto l’interesse a pubblicizzare il tuo libro per venderne più copie possibile, altrimenti il suo investimento non è redditizio.

Parlando di investimento, l’editore a pagamento non investe su di te in quanto talento e scrittore emergente. Sei tu a investire sull’editore per pubblicarti.
Nel caso dell’editoria non a pagamento accade il contrario, ossia l’editore investe su di te e crede nella tua opera. C’è una differenza enorme in questo, specialmente se intendete realizzare dei progetti a lungo termine, come una saga.

State quindi molto attenti a ciò che fate.
Spesso questi editori a pagamento sono neonati e fantasma. Non si capisce dove hanno la sede, a volte dichiarano di averla all’estero. Diciamo che già da questi elementi è possibile annusare la puzza di truffa. Dopo avere guadagnato ciò che gli serviva potrebbero chiudere l’attività e rovinare la vostra carriera da scrittori.
State attenti ai contratti che firmate, leggete bene ogni punto e se sono lunghi chiedete consiglio ad un avvocato.
Chi studia diritto come me sa che un contratto è una sorta di legge privata. Violare un contratto è come violare una legge, quindi è bene firmare un documento che sicuramente non vi farà pentire in futuro.

Se un editore vi chiede un qualsiasi tipo di contributo scappate. Mi raccomando.

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Al prossimo articolo!

19 commenti

    1. Perché purtroppo molti scrittori, di fronte ai rifiuti da parte delle case editrici non a pagamento, vengono tentati dall’editoria a pagamento.
      A volte le persone sono disposte a qualsiasi cosa per pubblicare.
      Spero di convincere la gente a non cedere a questo tipo di tentazioni

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      1. Sì, ma a questo punto pubblichi da solo il tuo romanzo oppure con un gruppo di persone che lo hanno letto, gli è piaciuto e pensano che sia valido da leggere… penso che nascano così le case editrici tra l’altro… o no?

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        1. Sulla nascita delle case editrici dipende, quello che ha descritto tu è comunque uno scenario plausibile.
          L’autopubblicazione rimane una scelta assai migliore dell’editoria a pagamento, come hai fatto giustamente notare.
          Ma a differenza dell’editoria a pagamento richiede uno sforzo pratico da parte tua, ci sono persone che non sono disposte a farlo

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          1. Questo è vero, però mi rivolgerei alle persone che sono disposte a pagare 2000€ per pubblicare la sua opera e gli farei notare: “Uè, guarda che ci guadagni pure su quei 2000 verdoni che spenderesti per far pubblicare il tuo libro, se trovassi qualcuno che ti aiutasse ad autopubblicarlo: avrai trovato persone giuste per il futuro, nel caso vorrai pubblicare un nuovo racconto…

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    2. Tecnicamente, l’editoria a pagamento non è certo un reato.
      Tutto sta nel vedere cosa ti prometta e cosa mantenga – per esempio, facendo ricerche sul lavoro precedente della casa, sulla sua distribuzione sul territorio etc.
      Spesso, il loro operato è considerato vanity press, perché fa leva sul desiderio degli autori di vedere il loro libro pubblicato su carta: chi si libera della vanità, si può accorgere che, anche se vende magari poco, può pubblicare in formato elettronico senza spendere nulla più di ciò che serve per una bella immagine di copertina (e chi punta in alto, può cercare un professionista che gli faccia un buon editing).

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      1. Non é certamente un reato, hai ragione. Ma sappiamo entrambi che non si tratta di un’iniziativa positiva per gli autori e in generale per la cultura.
        Da che mondo é mondo, gli scrittori vengono pagati per ciò che scrivono, non il contrario.
        Ormai il panorama letterario é talmente ridimensionato da portare alla nascita di simili fenomeni.
        Penso anche al mondo dei giornalisti, dei freelance che devono autofinanziarsi per campare.
        Purtroppo stiamo andando sempre più verso questa direzione

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        1. Fossero solo loro! Ormai certi lavori puoi farli solo gratis o se paghi tu (tipo per farti un nome).
          Sono dell’opinione che se tu guadagni dal mio lavoro, voglio una parte di quei soldi. Se ti do soldi per pubblicare, posso concepirla come una società, ma a quel punto non sei certo il mio editore.
          Di fatto, molte case editrici a pagamento sono dei tipografi, più che degli editori, e secondo me i tempi sarebbero maturi da anni per una normativa più precisa – ma in Italia, finché non diventa un’emergenza, non si muove mai nessuno e fino ad allora, sei praticamente da solo col tuo cervello 😛

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      2. Lo so che non è un reato, ma lo diventa proprio quando ti promettono grandi cose (come dice Federico) e spesso non è vero niente… Io non ho sottolineato il fatto che dipende da casa editrice a casa editrice perchè mi pare abbastanza ovvio che una persona non si soffermi su un editore.
        Sì concordo anche sull’ultima parte… spesso è meglio così che altro.

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  1. Saggio ammonimento…purtroppo, come hai fatto notare, se c’è una domanda, c’è una offerta…il crescente numero di persone che desiderano pubblicare una propria opera fa sì che questo bisogno incontri un numero di case editrici disposte a «soddisfare» a tutti i costi questo desiderio. Grazie per aver accettato la mia amicizia su Facebook;)

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