Social media and prosuming

Il significato di prosumerismo nel marketing? Siamo tutti prosumer

Se sei giunto su questo articolo ti sarai chiesto qual è la definizione di prosumerismo, che cosa significhi. È semplice: prosumerismo significa che siamo contemporaneamente produttori e consumatori di contenuti.

Facebook

Pensiamo a Facebook, senza di noi non esisterebbe. Se non caricassimo contenuti e non li cercassimo, il social non funzionerebbe.
Non sta a me giudicare la bontà dei social, resta il fatto che negli ultimi anni la loro importanza è diventata enorme, non solo per gli utenti, ma anche per i famosi Terzi.
Ogni volta che premiamo il tasto acconsenti su internet, senza leggere i chilometrici testi che ci spiegano ciò che acconsentiamo, concediamo una mole di dati e di informazioni enorme, che può essere rivenduta ad altre entità, ad esempio alle aziende.
Grazie all’analisi dei famosi big data è possibile sviluppare strategie di marketing efficienti, che tengano conto dei reali interessi delle persone. E siamo proprio noi a innescare questo meccanismo, senza neanche rendercene conto

Sky

Vi porto un esempio a tratti inquietante. Su Sky ho guardato un film che non avevo mai visto e che non avevo mai cercato. Quando è terminato, ho aperto YouTube e ho visto sulla bacheca un video dedicato al secondo episodio di quel film. Mi sono sentito parte della serie tv Black Mirror, salvo poi scoprire che Sky passa a Terzi le famose informazioni, fra i quali c’è YouTube.
Quando noi consumiamo un prodotto o un servizio, in realtà creiamo contenuti, come dati, post, foto, eccetera.

McDonald

Ma il prosumerismo non è solo digitale.
Pensiamo al McDonald. Ogni volta che ci andiamo dobbiamo portare il cibo al tavolo, sparecchiare e pulire. Non siamo solamente consumatori, siamo anche produttori, perché sostituiamo il lavoro dei camerieri. Attualmente in molti McDonald’s l’ordinazione avviene attraverso un computer, non c’è più il personale fisico. Inoltre, con il McDrive togliamo al McDonald l’impiccio di smaltire i nostri rifiuti. Ci sono tantissimi altri esempi di brand o aziende che intensificano questo processo. Oggi ho montato un mobile dell’IKEA ad esempio.

Vi eravate mai accorti di questo meccanismo? Questo esempio del McDonald può essere esteso a un grandissimo numero di brand, dove noi siamo prosumer. È un vantaggio, uno svantaggio? Sicuramente dobbiamo stare attenti a come ci muoviamo sul web e a ciò che acconsentiamo. Una volta dentro il sistema è quasi impossibile uscirne.
Avete mai provato a eliminare il vostro profilo Facebook? Se leggete la scritta che compare come avvertimento capite ciò che intendo.

Amazon e Google

Un’altra esperienza inquietante che ho avuto riguarda Amazon e Google. In molti affermano che i nostri cellulari sono in grado di ascoltare e registrare tutte le nostre conversazioni. Io credo che questo non sia vero, almeno, lo spero, sicuramente sono convinto che siano in grado di riconoscere delle parole chiave che pronunciamo e siano in grado di girarle a terzi come informazioni.
Alla base della mia affermazione c’è la consapevolezza che se pronunciamo alcune parole il telefono ci risponde e comincia un’interazione (ad esempio se diciamo “ehi Siri”, oppure, “ok Google”).
Il passo che compie lo smartphone dal riconoscere un comando vocale, elaborarlo e rispondere, a trasferire delle informazioni a Terzi, derivanti da parole chiave è molto breve. Tornando quindi alla mia esperienza, stavo parlando con un mio amico di un prodotto che gli consigliavo. Ne abbiamo parlato per un po’ ed entrambi avevamo il telefono vicino. Sappiate che lui non ne aveva mai sentito parlare.
Non appena ha aperto un sito con dei banner, il primo che ha trovato riguardava esattamente quel prodotto, che Amazon si offriva di vendere…
Immagino che ad ognuno di voi sia capitata un’esperienza simile.

Se cercate dei video sul web rispetto al telefono che origlia le tue conversazioni trovate di tutto, fra cui tantissimi fake, quindi non vi fidate al 100% di ciò che vi dicono.
Rimane il fatto che molte informazioni giungono da noi alle aziende, passando per un intermediario. E quell’intermediario siamo noi, che consentiamo di acquisire potere, ad esempio accettando per disperazione i famosi cookies, visto che invadono completamente la pagina di ricerca nella maggior parte dei casi per costringerci ad accettare.

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18 commenti

  1. Avevo già sentito di questa storia dei cellulari che origliano le nostre conversazioni, e in generale trovo sempre molto inquietante l’ingerenza della tecnologia nella nostra vita quotidiana; se ci guardiamo intorno, non siamo troppo lontani dai futuri distopici di Philip Dick (o Black Mirror, che citi nell’articolo).
    Il punto è: come se ne esce? E soprattutto, è possibile uscirne, e lo vogliamo davvero? L’unica soluzione sarebbe una rivoluzione digitale al contrario, ma ormai siamo talmente in simbiosi con internet che non credi sarà possibile. Almeno finché i robot non si ribelleranno e proveranno a ucciderci tutti.

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    1. Credo che sia impossibile tornare a un’era prima del digitale, la società, che è in continua espansione, non funzionerebbe più.
      Secondo me non c’è soluzione, bisogna cercare di rimanere connessi con il reale ed è un qualcosa che ha a che fare con ognuno di noi personalmente.
      Quindi se proprio ci deve essere una soluzione è paradossalmente a livello individuale, non globale.
      Questa è la mia idea!

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  2. Purtroppo non sarà facile fare a meno di questi meccanismi…una società capitalistica, anche nell’era post-industriale, ha bisogno di vendere per potersi consolidare…e tra tutte quelle cose che possono essere vendute indubbiamente ci sono anche le idee, le preferenze, e le opinioni delle persone. Credo che il confine tra virtuale e reale sarà sempre meno labile, anche se questa mia conclusione potrebbe poi assumere forme diverse in base ai prossimi sviluppi della società.

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